PIOMBINO: QUANTA FRETTA PER LA NUOVA BIBLIOTECA

A gentile richiesta pubblichiamo un comunicato dei Verdi Val di Cornia sulla nuova biblioteca comunale di Piombino:

«Abbiamo seguito con partecipazione le notizie sulla realizzazione della nuova biblioteca, questione annosa a cui l’amministrazione vuole dare una rapida soluzione.
Ma, dopo aver atteso per almeno venti anni (la prima proposta risale al 1983), dobbiamo concederci una pausa di vera riflessione ed approfondimento sull’iter che sta seguendo la vicenda e sui contenuti della attuale proposta.
A un occhio attento non sfugge la fretta con cui si vuole approvare la delibera di indirizzo e validare un percorso di contrattazioni con la società S. Antimo, sostenendo che è conveniente far realizzare la biblioteca nella ex chiesa ed in tempi certi.

Ma conveniente per chi?
La nuova biblioteca nasce già con spazi ridotti, non certo a causa di cattiva progettazione, ma per le naturali dimensioni del “contenitore”, e gli operatori addetti la definiscono già da ora come appena sufficiente. E per quanto tempo sarà sufficiente?
I più recenti orientamenti funzionali/progettuali in materia di biblioteche prevedono spazi aperti, possibilmente su un piano solo, con possibilità di divisioni flessibili e con necessità di un auditorium per varie attività.
In questo senso la localizzazione nella chiesa risulta essere una scelta inadatta all’uso, che già prevede appendici esterne (l’auditorium al Castello) e che in futuro avrà bisogno di ulteriori ampliamenti.
A questo proposito riteniamo che sia doveroso richiedere il parere di esperti, che hanno collaborato alle più recenti realizzazioni di biblioteche a livello nazionale, per avere una valutazione della funzionalità nel tempo della struttura proposta.

Ma la perplessità più grande riguarda la modalità con cui questa “convenienza” dovrebbe essere attuata e cioè la permuta, insieme al liceo, con le ex scuole Ipsia.
Un complesso, questo dell’area Ipsia, di grande valore storico e documentale, di grande respiro per il quartiere e la città, un’area di circa 2.500 mq destinabile a vari usi collettivi (non solo per la biblioteca), di possibile riuso in tempi dilazionati (ricordiamo la presenza del teatrino napoleonico) e di importanza fondamentale nel ricucire una immagine di città, degradata da troppi decenni di isolamento culturale e sociale.
Alienarsene la proprietà, è un gravissimo errore di programmazione urbanistica dello sviluppo della città.

Chiediamo che su queste scelte, strategiche per uno sviluppo più equilibrato del centro urbano, si apra un percorso di programmazione e progettazione partecipata, con l’apporto dei comitati dei cittadini, tramite una assemblea pubblica ed una mostra fotografica illustrativa delle qualità e potenzialità dell’area ex Ipsia, già evidenziate nella tesi di laurea elaborata venti anni fa.

Dare la priorità alla presunta “convenienza economica”, rinunciando a valorizzare quanto è rimasto del nostro patrimonio storico-culturale in termini di sviluppo della qualità della vita collettiva e sociale, vuol dire andare in contro-tendenza rispetto alle scelte da più parti condivise verso un uso partecipato della città e del territorio».

Verdi Val di Cornia

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